CAPITOLO I – PARTE 1
Un bagliore improvviso saettò in una distesa infinita di nuvole. Fu come un lampo ma più tenue, qualcosa di inspiegabile…di nuovo. Benjamin lo vide. Aveva appena alzato gli occhi al cielo e di colpo il suo sguardo aveva catturato quel fenomeno inaspettato. Qualcosa che in 25 primavere di vita non aveva mai visto. Ad un certo punto…ecco il segnale. Le gambe di Benjamin cominciarono a scattare in perfetta sincronia con il suono del corno che annunciava l’inizio della gara. Velocemente saltava, schivava le radici e le fronde del fitto bosco di montagna. Doveva stare attento, era partito con una slancio eccessivo e ora, nella furente discesa del pendio, più acquistava velocità più rischiava di cadere. I crinali dell’altopiano di Enneas fortunatamente li aveva già testati il giorno precedente, realizzando che erano molto più ripidi delle colline di Akras. Là, davanti a lui e agli altri partecipanti, in una corsa piena di eleganza e di agilità, stava disperatamente fuggendo il loro obiettivo: una magnifica cerva dal mantello color del grano appena maturato.
Nell’illustrazione di Irene Patara, Benjamin (Renzo Brugnatti) mentre conclude la gara della Zodromia
Benjamin si accorse giusto in tempo di un avvallamento nel terreno ma prontamente lo superò puntandovi al centro il suo bastone da corsa. Poco distante un suo compagno di addestramento stava facendo lo stesso ma si trovava già a 40 passi dall’ambita preda. «Ti conviene accelerare il passo Ben, altrimenti le Terre di Iperio le vedrai solo in sogno!», il giovane canzonò il compagno proseguendo con una beffarda risata. Benjamin si chiedeva come facesse ad avere ancora tutto quel fiato. «Figurati, Silver – replicò cercando di non apparire troppo affannato – lo faccio per lasciare il primo posto al futuro stratega». «Silenzio e pensate alla gara!» li rimproverò duramente il commissario di gara che correva assieme ai 10 partecipanti.
Benjamin stava perdendo terreno e tre compagni l’avevano già superato. Era ormai chiaro che Silver avrebbe raggiunto la cerva per primo. Ad un tratto, come una freccia invisibile che sferza l’aria, ecco che l’immagine di quel bagliore fulmineo tornava nella sua mente. Il giovane perse l’equilibrio. Non sapeva in cosa avesse realmente incespicato, eppure si ritrovò a terra e avrebbe continuato a rotolare se un grosso albero non avesse interrotto la rovinosa caduta. Sarebbe stato peggio – pensò – se avessi avuto il chitone. La commissione dei Giochi di Enneas aveva infatti concesso per l’occasione l’utilizzo delle braghe tipiche delle Terre di Nestis. Esotiche ma decisamente più comode. Si rimise in piedi all’istante ma l’impatto con il tronco gli aveva regalato un fastidioso indolenzimento al fianco. Riprese la corsa, anche se ormai lo sconforto si stava impadronendo di lui. Un grido di vittoria lo spinse ad aumentare le falcate. La voce di Silver era inconfondibile: come era prevedibile, aveva agguantato la cerva. Era il numero uno. Aveva ufficialmente vinto al gioco della Zodromia, la corsa tradizionale e sacra nelle Terre di Chtonian. Ora per Benjamin si trattava di non lasciarsi soffiare quantomeno il quinto posto. Doveva raggiungere rapidamente il traguardo definito da Silver, cioè il punto in cui era riuscito a balzare sull’animale. Vide la cerva zampettare lungi dal proprio assalitore il quale, dopo averla brevemente trattenuta, afferrandola per il dorso, l’aveva lasciata fuggire, fermandosi sul posto e contrassegnando così per tutti gli altri concorrenti il punto d’arrivo.
Benjamin era riuscito nel frattempo ad accorciare le distanze a aveva superato due compagni che durante la sua caduta ne avevano approfittato per distanziarlo. Nella gara precedente, quella del combattimento a corpo libero, non aveva ottenuto un punteggio che si potesse definire brillante. Ora doveva dare il meglio di sé se voleva entrare a far parte dell’esercito reale e avere il privilegio di allenarsi nelle Terre di Iperio, sotto la guida dei quattro Strateghi. Il fiato stava per esaurirsi, le energie stavano per abbandonarlo e il dolore al fianco gli impediva di correre come al suo solito. Non si perse d’animo. Cercò di inclinare di più il busto per sfruttare la pendenza del terreno. Ormai si trovava quasi a valle però. Mancavano ancora pochi passi. Avvertì un urto. Un compagno che avanzava quasi parallelamente gli aveva dato una spallata, forse involontariamente. Benjamin non se ne curò e continuò la sua affannatissima corsa. Finalmente…ce l’aveva fatta. Era quinto. Silver lo accolse con una pesante manata sulle spalle per congratularsi: «Amico ce ne hai messo di tempo eh!- poi rise, questa volta con compiacimento – Lo sapevo che saresti arrivato fra i primi cinque!». «E tu non abituarti troppo al primo posto!» rispose Benjamin intercalando qualche pausa per riprendere fiato. Si misero entrambi il pugno sul petto e inchinarono leggermente il capo in segno di rispetto, come era consuetudine fra due avversari che iniziavano o terminavano un combattimento.
Quando tutti i partecipanti tagliarono il traguardo e dopo che i commissari di gara ebbero registrato i punteggi, cominciarono le preghiere e le libagioni in onore di Kleion e Lilim, le due divinità a cui era dedicata la Zodromia. La gara infatti aveva origini mitiche. Il dio guerriero Kleion, patrono delle Terre di Chtonian, era stato il primo ad intraprendere una lunga e faticosissima corsa per agguantare una cerva. E dietro gli incantevoli occhi della cerva non si celava altri che la dea lunare Lilim, venerata nelle Terre di Aidon, protettrice degli archigeni. Aveva preso la forma di numerosi animali per sfuggire al futuro marito e mettere così alla prova le sue capacità. E Kleion non l’aveva delusa. Aveva superato tutte le prove con successo.
Benjamin, una volta terminati i rituali, si fermò davanti al simulacro della coppia divina posto all’ingresso di un boschetto sacro. Ma i suoi occhi erano rivolti al cielo. «Sempre con il naso rivolto all’insù! – intervenne Silver, cogliendolo alla sprovvista – Cos’hai? Sei sempre distratto ultimamente». Silver aveva ancora stampato sulle labbra il sorriso del trionfo. «Non ti so dire – risposte il giovane – oggi prima del segnale di inizio della gara ho notato un bagliore nel cielo. E se fosse l’astro del giorno?». «Ehi sarà meglio che ti levi queste storie dalla testa…lo sai che dopo la Guerra dei Re Gemelli è proibito parlare dell’astro del giorno; questi sono gli argomenti preferiti dai Ribelli e noi stiamo per essere arruolati nell’esercito che li combatterà…». «Tu forse – Benjamin abbassò lo sguardo – io, se non dovessi passare la prossima prova…».«Non ci pensare neanche, sono certo che ce la farai! Ti ricordo che solo qualche anno fa eri il migliore di tutti noi! Diventeremo entrambi soldati, quello che abbiamo sempre sognato». Benjamin ascoltava le parole dell’amico ma continuava a fissare il cielo. Ormai era giunta sera e come ogni giorno le nuvole si erano diradate per lasciare il posto alla candida luna. Lilim era sorta, dispensando saggezza ed ispirazione agli uomini. «Hai mai avuto l’impressione – disse Benjamin come in un soffio – di vivere una bugia?…come se questo mondo non fosse reale…». Silver non ebbe il tempo di rispondere perché proprio in quell’attimo i compagni che come loro provenivano da Akras li raggiunsero per informarli che il momento della cena era arrivato. «Il nostro Ben, oltre ad avere il nome da aidoniano, ha anche la testa per aria proprio come quella gente…», un loro compagno dalla statura bassa ma dalla lingua lunga prendeva costantemente di mira gli interessi astronomici di Benjamin. Era noto che le Terre di Aidon, da dove proveniva il padre di Ben, erano terre di gente dedita alla preghiera, alle arti curative, agli studi matematici, fisici e astronomici ma soprattutto all’archigenia, l’arte di governare gli elementi. Forse ha ragione – pensò Benjamin – dovevo scegliere una strada diversa…diventare architetto, come mio padre… «Dicono che forse questa notte i Ribelli attaccheranno il campo, come l’anno scorso – il ragazzo riprese a parlare – Ma se Ben resterà sveglio a guardare le stelle, saremo tutti in una botte di ferro!» terminò sghignazzando. «Gli dei mi siano testimoni – esclamò Silver – se i Ribelli vogliano boicottare le prove di arruolamento assaggeranno la mia spada!». Benjamin si fece serio: «Non c’è tanto da scherzare! E comunque non credo che i Ribelli vogliano farci del male, cercheranno di rapire i commissari o di fare proseliti…ho sentito che stanno tentando di mettere in piedi un vero e proprio esercito con ribelli provenienti da tutte le quattro Terre per contrastare re Bromiorn e…». All’improvviso uno dei ragazzi soprannominato “l’Arido” per la sua espressione sempre vacua e assente, sfoderò un sottile pugnale appuntito e lo puntò dritto dritto verso il naso di Banjamin. «Parli come uno di loro- gridò – non sarai una spia dei Ribelli??». I compagni gli furono subito addosso e lo trattennero da quel gesto sconsiderato e irresponsabile. Silver non esitò a pararsi davanti all’amico, fissando minacciosamente l’Arido. Fra tutti i partecipanti Silver era senza dubbio quello più alto e muscoloso. Nessuno aveva il fegato di misurarsi con lui. L’Arido dovette capitolare nel suo vano tentativo intimidatorio e infine si convinse a seguire gli altri verso il campo. Benjamin e Silver sostarono ancora per un po’ davanti alle statue e poi si unirono alla cena. Benjamin cenò con il malumore. Non riusciva a non pensare al gesto dell’Arido e al fatto che forse le parole del ragazzo non erano completamente prive di fondamento. Andarono a dormire presto. Alcune sentinelle di Enneas si appostarono per la vigilanza notturna al campo. La giornata seguente sarebbe stata decisiva. La prova della spada avrebbe decretato il destino di Benjamin: il suo arruolamento o la sua esclusione dall’esercito reale.
Il sonno di Benjamin venne turbato da qualcosa. Il giovane si destò scompostamente, come da un incubo. Un suono sordo, un rantolo e dei passi. In un attimo, anche se non ne aveva le prove, ne ebbe la certezza. Erano lì. I Ribelli stavano attaccando il campo.
Eleonora Poltronieri